DIARIO DI BORDO DI UNA COMUNITÀ ALLOGGIO PER MINORI IN TEMPI DI CORONAVIRUS MARZO-MAGGIO 2020
DIARIO DI BORDO DI UNA COMUNITÀ ALLOGGIO PER MINORI
IN TEMPI DI CORONAVIRUS
MARZO-MAGGIO 2020
Sono un’educatrice che lavora in una Comunità alloggio per minori dal 2012 in Sicilia; ho sempre sostenuto che per me non è mai stato un lavoro ma una missione, perché davanti abbiamo persone e non numeri, abbiamo vite, storie, vissuti e non carte da sbrigare!!!
Qui di seguito, riporto stati d’animo e momenti vissuti da noi educatori e dalle minori, (due in particolar modo) in questo tempo di Emergenza Sanitaria Covid-19 tra marzo e maggio.
Detto ciò… il 4 Marzo 2020, dopo una serie di notizie che circolavano da tempo sul Coronavirus, che aveva colpito la Cina e subito dopo il nord Italia, arriva un comunicato stampa in cui si proclama la chiusura delle scuole e lo stato d’emergenza nazionale. Il mio primo pensiero sono state loro, le 10 minori presenti in Comunità… e adesso??? Bella inizialmente la chiusura delle scuole mi son detta…faranno festa, così come un buon adolescente che si rispetti, ma poi??? Ho pensato a tutto il resto!
Eh si, tutto il resto!
Se non potranno andare a scuola, non potranno uscire perché è pericoloso, non potranno andare in palestra, non potranno fare il rientro i fine settimana ( a chi è concesso) presso le proprie famiglie e alle altre non potranno ricevere la visita dei propri cari, nemmeno quell’ora che avevano a disposizione!!!
E noi educatori??? Saremo un pericolo per loro? E se proprio io dovessi contagiarle? Oppure ancora… se io dovessi rimanere a casa per qualche divieto del Governo o perché colpita dal virus, come farei a stare senza di loro? Mi mancherebbero da morire!!!
I miei pensieri, purtroppo pian piano sono diventati realtà e la chiusura delle scuole, che inizialmente si era detto fino al 15 marzo si è prolungata fino a data da destinarsi.
E così, la responsabile ha comunicato loro che non si trattava solo della chiusura delle scuole, ma c’era ben altro e che per il loro bene e il bene di tutti, non si poteva più uscire dalle mura comunitarie. Le reazioni delle minori, sono state diverse…c’è chi ha accettato la condizione capendo ciò che stava succedendo, c’è chi ha ritenuto che fosse solo un’idea nostra e che eravamo esagerate e c’è chi incredula e dispiaciuta ha accettato a malincuore.
Abbiamo vissuto i primi giorni con paura e tensione…paure le nostre in quanto eravamo noi che venivamo da fuori e avremmo potuto mettere in pericolo loro e tensione quelle delle ragazze, costrette ad accettare una situazione difficile, non voluta, non prevista, loro che sono già cariche delle proprie problematiche e delle proprie storie difficili!
Giorno dopo giorno ci siamo organizzate a far trascorrere le giornate in maniera piena ed intensa, abbiamo vissuto anche momenti di ‘sclero scolastico’ dato il divenire tra piattaforme informatiche e video-lezioni, noi che avevamo solo due pc e un tablet e per far studiare dieci contemporaneamente sono risultati davvero pochi. Così anche scolasticamente parlando ci siamo dovute adattare per non far rimanere nessuno di loro indietro, portando da casa i nostri strumenti informatici e cercando di andare di pari passo con le richieste devi vari insegnanti. Questo ha fatto si, che da parte mia e delle mie colleghe non sono esistiti ( ma in realtà forse non sono mai stati rispettati) gli orari di turnazione e laddove potevamo andare incontro alle loro esigenze, ci siamo ritrovate ad essere tutte lì presenti. Ciò, forse ha innescato nei minori serenità, supporto e complicità, rasserenando gli animi e le tensioni. Noi abbiamo cercato di trasmettere loro la positività di questo periodo e che questo avrebbe permesso di vivere meglio il futuro, puntando all’essenzialità della vita, lasciando cadere capricci e discussioni inutili.
Adesso tutto dal punto di vista scolastico procede con più regolarità, in quanto abbiamo fatto in modo che ognuno di loro potesse avere uno strumento informatico, grazie alla possibilità che il Governo ha dato alle scuole e di conseguenza le scuole a noi.
Le nostre giornate, si sono adattate pian piano a questa nuova condizione, anche se con l’arrivo della bella stagione, iniziano a diventare strette le mura della comunità e così ogni tanto sorgono conflitti di questa convivenza h24 forzata, seppur loro siano abituate a stare sempre insieme, ma non a non uscire completamente e a vedere sempre e solo le stesse persone. Iniziano malesseri dovuti ad ansia eccessiva e altri tipi di problemi che ci ritroviamo quotidianamente ad affrontare.
Ma è anche vero che in questi mesi, le minori si sono ritrovate a fare il punto della situazione sul loro percorso comunitario e a prendere ( qualcuno) delle decisioni importanti sia per il loro presente che per il loro futuro. Decisioni forti, che sono servite a far maturare e a prendere coscienza delle proprie problematiche familiari fino adesso taciute o comunque non affrontate nel modo giusto. Un periodo di riflessione per tutte… a volte il distacco dalla routine serve!
Ed io?
Ho scelto di studiare Scienze dell’Educazione e della Formazione e poi Scienze Pedagogiche, proprio perché sin da sempre ho nutrito passione ed interesse nella cura e nell’ascolto dell’altro, ma senza nulla togliere ai libri, la vita sul campo così come tutti i mestieri della vita è tutta un’altra cosa! Ho iniziato questo diario dicendo che per me essere e non fare l’educatrice di comunità alloggio per minori non è un lavoro ma una missione! Eh sì una missione, perché per loro diventi un punto di riferimento, per loro diventi esempio, per loro diventi un “ modello” da seguire, dinnanzi a quel mondo adulto che li ha delusi e fatti soffrire! Tu soffri con loro, ti preoccupi per loro, tu ridi e ti diverti con loro, sperimenti te stessa nel loro bisogno d’amore sincero, non badando a quello che magare in altri contesti non faresti mai, ma per loro sì! Per me è una missione perché loro per me sono una scelta d’Amore quotidiana!
E in questo periodo in cui tutti quanti siamo stati in quarantena forzata, ne ho avuto ancor di più la certezza, trasformando le miei paure in un amore ancora più forte per loro, facendo tanti sacrifici (mascherina, guanti, cambio di vestiti), per non parlare del sacrificio più grande non poterli abbracciare, baciare e stringerle forte a me ogni qualvolta ne hanno avuto bisogno o semplicemente perché eravamo abituate a queste manifestazioni di affetto anche senza un motivo specifico! Che sofferenza non poterlo fare!
Alessandra ( educatrice)
Siamo così…un istituto, una comunità, o meglio ancora come ci definiamo noi ʺ una famiglia lavorativaʺ fatta da persone, accanto alle persone. Non di persone qualunque, ma di ʺpiccoli soggetti straordinariʺ.
È un periodo di emergenza per tutti, dove ognuno di noi è stato chiamato a fronteggiarla con le proprie risorse a disposizione. Ed ecco, la didattica a distanza, lo smartworking, le code e le corse per un numero al supermercato, e ancora guanti, mascherine, alcol e candeggina… e se tutto ciò ci sta sembrando facile, quasi ordinario, diventa invece per noi tutto complicato e ai professionisti e agli addetti ai lavori, vorrei farvi riflettere sul nostro ruolo e sulle difficoltà che il COVID-19 ci sta mettendo alla prova. Qui non si tratta di come erogare un servizio, nonostante l’emergenza sanitaria, ma di riflettere su come attuare distanze su un servizio di relazioni, fondato su pensieri, parole e gesti quotidiani. E questo per noi educatori ci appare una gap pesante da vivere, tra una teoria da applicare e un’azione da seguire. E così nel grande gioco degli equilibri si cerca di coniugare il famoso ʺ metro di distanzaʺ con una professione, una ʺmissioneʺ fatta di contatto fisico e relazionale, di sguardi, gesti, pianti e gioie, silenzi, ma soprattutto di vicinanza. E allora le rassicurazioni si mescolano alle preoccupazioni, la voce confortante e rassicurante di un ʺ Andrà tutto beneʺ viene ad essere stonata, travestita da una mascherina, il tocco di mano calda, capace di arrivare alle corde del cuore viene scudato da un guanto sterile. Eppure, neanche stavolta, qualcuno ci ha potuto fermare, neppure una grande minaccia, lavoriamo ogni giorno con le difficoltà e nelle difficoltà, accettando ancora una volta la sfida di poter ʺ educareʺ anche in condizioni differente.
Il nostro esserci diventa allora a 360°, diventiamo per loro unico punto di riferimento, riusciamo ad essere creativi e molteplici e come per magia, diventiamo maestri, professori, cuochi, animatori, amici, allenatori della mente e del cuore. E ogni giorno ti ritrovi a trasformarti sempre, già dal primo ʺ Buongiornoooʺ il timbro della voce deciso ma rassicurante si eleva volto a rompere il silenzio assordante di strade deserte, gli occhi che toccano scuotano come se fossero mani, sguardi complici e protettivi, cosicché le carezze non servono se gli occhi brillano.
E in questo stato di cambiamento ci sono loro, i nostri veri eroi perché dovendo vivere già nell’ordinarietà del quotidiano grandi difficoltà gli è stato chiesto di fare dello ʺ straordinarioʺ- Vivono solo con noi, rinunciando ad andare a casa, visite parentali, libertà nel tempo libero. Ma anche nella loro invisibilità, credetemi si stanno impegnando ad affrontare questa nuova battaglia inedita come delle vere ʺ grandi donneʺ… si perché ancora insieme, come le tante altre supereremo pure questa!
Francesca ( educatrice)
Da più di un mese siamo stati tutti chiamati a fronteggiare l’emergenza per il Covid-19, un invisibile e aggressivo virus si è imposto nelle nostre vite, arrestandone i ritmi frenetici e tutte le nostre certezze. Ognuno ha dovuto rivedere il proprio modo di vivere, ci si è preoccupati di: riorganizzare la giornata, uscire il minimo indispensabile per le commissioni urgenti, didattica a distanza per gli studenti, intraprendere ove possibile la via del lavoro in modalità smart working. Quest’ultimo non è il mio caso, il mio è lavoro di accompagnamento educativo ed emotivo di ragazze, che in questa situazione stanno dimostrando di essere delle grandiose combattenti. Nulla a che vedere con la distanza che oggi, a causa di forza maggiore si cerca di mantenere, nulla di predisposto e già costruito. È un continuo reinventarsi, specie in questo momento. Non nego che un po’ di timore nel dover spiegare che un nuovo ostacolo si era intromesso nelle loro vite, imponendo una battuta di arresto alle loro relazioni, contatti, c’è stato.
Ma come spesso accade con loro, mi hanno dato un’altra lezione di vita. Le ho viste mandare giù pian piano questo boccone amaro. Le ho viste rimboccarsi le maniche per la scuola, per la riorganizzazione della giornata, la condivisione di spazi.
Ogni mattina si districano tra videolezioni e compiti, propri e altrui, al termine dei quali si concedono momenti di svago: chi gioca a carte, chi guarda la tv e chi ascolta musica.
Ci si dedica a nuove passioni e passatempi, anche se spesso vedo dai loro occhi che questo tempo vorrebbe essere vissuto in maniera diversa.
E attraverso i miei di occhi, non mentendo, non sminuendo questo periodo, spero di infondere la fiducia che presto tutto si risolverà.
Le nostre ragazze, dalla più piccola alla più grande, sono conducenti di una macchina formidabile, e anche quando qualche ingranaggio di essa si inceppa, trova sempre il modo di ripartire più forte di prima! Ognuna di loro sta dimostrando un grande senso di responsabilità, diventando modello per chi in questa situazione ha mostrato di non avere.
Come ha detto il nostro Caro Papa Francesco: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca tutti fragili e disorientati ma allo stesso tempo importanti e necessari. Tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda.”
E sempre a bordo di questa barca, insieme alla mia famiglia lavorativa al completo, mi auguro di navigare presto in acque serene, mi auguro che tutti noi saremo in grado di scindere ciò che conta davvero da cosa no, abbandonando i ritmi quotidiani frenetici che hanno offuscato la retta via, mi auguro che ognuno di noi comprenda quanto sia davvero importante.
Ci riusciremo, perché #tuttoandràbene!
Marika( educatrice)
Ciao a tutti sono Fabiola, vivo in una comunità lontana dalla mia famiglia e dagli amici. A causa di questo COVID-19 non vedo i miei parenti da quasi due mesi e questo mi fa stare molto male. Sono stati sospesi i colloqui con le famiglie e il week-end avevo la possibilità di stare a casa due giorni, ma non posso andarci. L’ultima volta che ho visto i miei genitori è stato l’8 marzo per la Festa della Donna, sono stata in un agriturismo con una mia amica e due amiche di mia mamma, devo dire che quel giorno mi sono divertita molto, però la mia felicità è durata poco.
Passo intere mattinate al pc e a fare videolezioni con i professori e i compagni, e i pomeriggi a studiare e a pulire, il sabato e la domenica gioco con le mie amiche con giochi di società, oppure guardiamo dei film. Spesso guardo i telegiornali e notizie varie, con la speranza di miglioramento; qualcosa sta migliorando, ma le restrizioni ci sono sempre.
Io vorrei capire da dove è nato tutto ciò o è la natura che si sta ribellando per come l’uomo l’ha sfruttata e l’ha danneggiata.
Parlando con la mia professoressa di italiano, mi raccontava che le sue figlie sono fuori per motivi di studio, mi ha detto di farmi forza e in questo momento di affidarci solo ad una persona che sta lassù che è divino e ci indica la giusta strada.
Come si suol dire ʺ Forza e coraggio che il male è di passaggio!!!ʺ
Ora vi farò leggere una pagina di diario, ah ecco dimenticavo…a me piace molto scrivere la giornata che trascorro o le emozioni che provo.
Caro diario,
sono io sempre la solita ragazza timida ma affettuosa che se le dai un po’ lei ti da tutto ciò che ha… oggi ti scrivo perché sono triste, non posso abbracciare i miei cari, ma neanche il mio ragazzo. Si caro diario, non so se sai che sono fidanzata da qualche giorno…prima mi stavo frequentando ora la cosa si è fatta più seria, sai con questo ragazzo vedo un domani, ciò che prima non ho mai visto con nessun ragazzo…anche se con il mio ex progettavamo un po’ di cose ma mai sono riuscite. Però prima voglio pensare agli studi, voglio diventare una psicologa. Sai perché voglio diventare una psicologa? Per tutto ciò che ho passato, mi piace ascoltare l’altro, dargli consigli utili per la sua vita e soprattutto per crescere bene. Io molto spesso andavo dalla psicologa prima del COVID-19 e mi sfogavo con lei, sai fa bene parlare con qualcuno esperto nel campo, mi fa sentire a mio agio. Quell’ora che parlavo con lei per era sacra nel vero senso della parola. Appena passerà questo triste periodo e si potrà nuovamente uscire mi godrò a pieno i momenti persi.
Adesso caro diario ti lascio è tardi… Buonanotte! A buonanotte anche a te che non sei qui con me ( S.) e a voi che leggerete e spero che qualcosa di ciò che ho scritto rimanga nei vostri cuori.
Con affetto, Fabiola. ( 16 anni)
Il Coronavirus? Un piccolo virus dispettoso.
Oggi vi racconto una storia diversa dalle altre, si parla di 10 ragazze che sono in quarantena per il COVID-19…il cosiddetto CORONAVIRUS.
Le prima notizie che abbiamo sentito al telegiornale riguardavano solo la Cina e mentre il menefreghismo aumentava, lui in silenzio si avvicinava sempre di più. Il primo caso in Italia fu a Codogno il 31 gennaio, ma noi sempre a pensare che nessuno ci potesse toccare, lui era sempre più vicino e con la chiusura della Lombardia studenti e lavoratori sono scappati di notte verso i propri luoghi di origine e fu lì che il panico aumentò, le scuole, i musei, le biblioteche, le librerie, i bar, i negozi furono chiusi e tutta l’Italia fu in quarantena nel proprio domicilio.
Ma il nostro domicilio? La comunità! Siamo dieci e non possiamo nemmeno stare vicine, gli educatori vengono sempre con i guanti e le mascherine, prima di salire da noi devono anche cambiarsi i vestiti. Molte volte mi soffermo a pensare a quello che succede attorno a noi, siamo nel 2020 e si sente ancora il termine ʺ Pandemiaʺ che a molti era sconosciuto forse fino a qualche mese fa… a me fa riflettere sul fatto che queste cose non succedevano solo nel passato ma anche nel presente.
Le nostre giornate trascorrono davanti alla tecnologia per i compiti, alcune finiscono prima e si affacciano alla finestra, ma non si vede nessuno, le persone che prima passeggiavano con allegria adesso non si vedono più e se le vedi sono tutte con le mascherine, le auto che passano si possono contare con le dita. Tra noi la situazione a volte ci scappa di mano, iniziamo a portare rabbia, sofferenza, ma soprattutto preoccupazione per i nostri cari. Ogni giorno speriamo che tutto torni alla normalità, studiare sui libri, avere un contatto fisico, riabbracciare le persone a noi care. Parlare di COVID-19 ci fa pensare subito morti, contagiati, guariti… Ma perché non pensiamo al motivo del suo arrivo? Potrebbe farci capire il vero valore delle persone, che magari prima non conoscevamo perché eravamo troppo impegnati sui social, evitando spesse volte di parlare di presenza con gli altri, potrebbe farci capire quanto la terra soffre quando danneggiamo gli alberi per ricavare la carta o abbattiamo foreste solo per fare dei palazzi, o semplicemente quando inquiniamo. Pensandoci bene l’inquinamento assomiglia molto al COVID-19, così come noi inquiniamo la terra, lui inquina noi e tra di noi.
Grazie soldati di tutti gli ospedali d’Italia.
Genoeffa ( 15 anni)
Oggi 15 Giugno 2020, l’Emergenza sanitaria non si è ancora conclusa, ma tante sono state le riaperture, nel frattempo le nostre minori sono state tutte promosse a pieni voti e si inizia pian piano a respirare aria di libertà e di estate, anche se non ci dimentichiamo che il virus è ancora presente nell’aria e che è importante continuare a comportarci con buon senso per il rispetto di tutti.
La Beata M. Crocifissa Curcio, Suora alla quale è intitolata la nostra Comunità alloggio, diceva che «Il bene genera bene» ed ha fondato il suo metodo educativo su tre verbi: AMARE – EDUCARE –ORIENTARE, ciò fa si che noi continuiamo la nostra missione con la certezza che se doni amore ricevi amore pur non cogliendo i frutti subito, ma con la certezza che un giorno li vedrai sbocciare anche quando non saranno più nel tuo giardino.
La Famiglia Lavorativa
Comunità Alloggio per minori
“ M. Crocifissa” di Modica