Diario delle nostre ragazze
“Siamo esseri di ‘narrazione’, e da quando eravamo bambini abbiamo acquisito una lingua per spiegare queste storie che portiamo dentro di noi”. Con questa frase dello psicologo Jerome Bruner introduciamo la pubblicazione delle prime tre ‘puntate’ del diario di una nostra ragazza.
PRIMA ‘PUNTATA’
Solo così riuscirò a farti capire chi sono ora, mi dispiace per te ma devi ascoltare. Mi presento. Sono IO e non LEI capisci chi sono dalla mia risata contagiosa e le mie battute e dalla mia voglia di combattere, dalla mia voglia di vivere e dalla mia voglia di fare tutto. Sono io la ragazza che non riesce a stare senza parlare, sono io la ragazza che ti guarda con degli occhi che brillano e tu chi sei? Ah vero sono io, tu sei l’uomo che picchiava mamma e mi chiedeva di mentire, sei l’uomo che mi ha fatto soffrire, sei l’uomo egoista che mi manipolava. Sei l’uomo che vedeva le mie braccia e mi accusava invece di capirmi e ciò ha fatto tanto male, sei l’uomo perfetto per se stesso ma non per me. Ti presenterò un’altra ragazza, ti piacerà. Ciao sono LEI, mi presento. Sono una ragazza che dormirebbe sempre, ti giuro, da tutte le parti. Sono una ragazza che fissa con gli occhi pieni di dolore e vuoto. Sono una ragazza che non ride se non per mascherare il suo d olore. Sono LEI una ragazza molto pigra, mi secca pure alzarmi dalla sedia. Sono lei una ragazza che se l’abbracci piange. Anche io voglio presentarti mio papà. E’ un uomo molto divertente ed io sono la cocca di papà. Sono anche la sua “scimmicedda”, papà mi dice sempre che mi vuole bene e che devo comportarmi bene se devo piacere alla gente. E se non vuoi davvero il giudizio delle persone ora sono Nessuno, ho una domanda per voi: chi preferite? Io, la ragazza che cammina per il corridoio in mutande e grembiule o LEI che trova sollievo nelle canne? Papà mi chiedi mai perché facevo così? Papà mi chiedi mai perché voglio restare lontano da casa? Sono LEI è ho una mamma fantastica che si preoccupa di me e che mi chiama se non mi sente durante la giornata e che mi dimostra tanto amore che però io non so dimostrare. E mi prendo cura di lei e riesco a capirla e sono io sua madre, ho paura di perderla. Sono LEI e non riesco a capire mia mamma. Litighiamo ogni giorno e non la sopporto.
SECONDA ‘PUNTATA’
Tormento o Piacere?
Il mio dolore esagerato, dove il dolore mi parla. Non trovo più una giustificazione sul perchè ami in maniera incondizionata me. Ed amerà me per l’eternità. Mi sento stanca a tenere testa ad un dolore che mi porta farmelo piacere. Mi siedo di notte dove il dolore mi parla, in un bagno o davanti ad uno specchio. Mi guardo e mi odio. Odio il mio viso che non riconosco. Odio ciò che mi porta a pensare il dolore, la verità. Basta sono stanca. Stanca da 17 anni. Quando ci sarà una fine? Quando potrò respirare dove il vuoto che provo diventa realtà. Una realtà che appartiene a me. Mi sono concentrata solo su me stessa e ciò mi ha portato a provocare dolore che mi attraversa. Quel dolore che è in un petto che non vorrebbe più provare nulla. Vorrei che mi guardassero con gli occhi del disgusto, delusione e rabbia. Vorrei che mi odiassero come io sto odiando me. La notte è uno specchio di dolore, il giorno è un silenzio che vuole sovrastare tutto. Con uno sguardo morto che rispecchia quello che vorrei provare.
TERZA ‘PUNTATA’
Apro la porta.
Aprire la porta significherebbe cadere in un vuoto dove solo io ho l’accesso. Ho le chiavi di una porta che solo io riesco a vedere, che solo io posso toccare e sentire il freddo che emana. Quel freddo che ho provato dentro, quel freddo che mi chiama la notte. Sentire il rumore della chiave, vedere quella mano che trema e mentre mi porge l’altra mano. Che delicatamente prende il mio cuore e prova a cullarlo con una dolce cantilena che diventa il loop di quella notte. Un sogno che ha il rumore di una chiave arrugginita che amplifica la voglia di aprire quella porta e sprofondare in un doloroso taglio che sarà la conseguenza di un vuoto che ho provato dentro quelle notti dove sono sola contro LEI. LEI che è debole rispetto a IO ma conosce i suoi punti deboli per farla cadere in una caduta che non ha una fine. Sto per aprire quella porta quasi ogni notte. E’ rimasta però chiusa. All’interno di quella porta ci sono delle urla massacranti e dei pugni che vorrebbero spaccarla e buttarmi addosso ogni scheggia di legno fino ad arrivare a penetrare l’anima che in quel momento ricopre le orecchie da quelle grida.