La fondazione nel nuovo ambiente laziale negli anni '20 - '40
Contesto storico-geografico-sociale
Il 1925, anno dell'incontro a Santa Marinella tra Madre Crocifissa e Padre Lorenzo, è emblematico di una situazione caratterizzata da forti contrasti, perché sono presenti da una parte, il perdurare di condizioni di immobilismo tipico dell'Agro romano, dall'altra le spinte di novità e di sviluppo a livello ideologico e attuativo.
Il regime fascista incomincia a costruire quel 'consenso' che si attuerà non molti anni appresso. Ma non è per nulla spento l'eco del movimento contadino nel Lazio che fino al 1922, cioè, fino all'avvento del fascismo aveva reclamato terra e dignità per il lavoratore agricolo.
Anche S. Marinella risente di questa volontà. Il periodo 1921-'31 vede un rapido sviluppo urbano del primo dopoguerra. Verso il '25 si delinea con chiarezza la fisionomia attuale della città con la costruzione di ville e villini ad opera della nobiltà, della borghesia romana e della gerarchia fascista.
Santa Marinella, Capo Linaro, 1925
Ma questa descrizione rischia di essere fuorviante perché anche Santa Marinella risente di quella situazione dell'Agro che vedrà una trasformazione solo a partire dal secondo dopoguerra. In questi anni, infatti, Santa Marinella è pressoché una 'landa deserta', con poche ville aperte esclusivamente per il fine settimana.
La popolazione residente è dedita alla pesca e all'agricoltura. Le grandi estensioni di terreno incolto, quasi un latifondo, richiamano poveri lavoratori agricoli soprattutto dall'Abruzzo, dalle Marche, dall'Umbria e dalla Sardegna, attratti anche dalla prospettiva di lavoro offerta dalla costruzione delle abitazioni signorili; la crescente richiesta di manovalanza giustifica, infatti, la stanzializzazione sul territorio di queste popolazioni provenienti da regioni nelle quali si registrano i più bassi salari agricoli d'Italia.
S. Marinella allora, non è poi quest'isola felice come appare dalla descrizione di P. Lorenzo e da altri scrittori che, forse con troppa facilità, non hanno tenuto conto della malaria e delle paludi che ancora negli anni '20-'30 infestano buona parte della zona (cfr ROSSI G., Territorio e Congregazioni Religiose, S. Marinella e lo sviluppo della Congregazione delle Suore Carmelitane Missionarie di S. Teresa del B. G. (1925-1950), in Atti Convegno '90, o. c., pp. 55-56) .
Santa Marinella: due castelli, una città
La storia di S. Marinella, località marina a nord di Roma, verso Civitavecchia, si può riassumere in brevi parole: "due castelli, una città'.
I due castelli che, imminenti sul mare, si ergono agli estremi di un arco costiero lungo circa 10 chilometri, sono rispettivamente, venendo da Roma, quello di S. Severa e quello di S. Marinella.
S. Marinella si estende, per gran parte della sua superficie su uno sperone roccioso ai margini della pianura costiera romana; l'elevazione del terreno rispetto al livello del mare, fenomeno assai raro lungo le coste laziali, conferisce a questa località un'aria particolarmente salubre e, per l'esposizione generale a sud-est essa può vantare un clima mite in tutte le stagioni.
Che il mare in questa zona possedesse particolari effetti benefici all'organismo umano e che fosse particolarmente adatto alla cura di alcune malattie del sistema linfatico e polmonare, è dimostrato dal fatto che a S. Marinella, fin dal 1909 sorgeva, presso Capo Linaro, un istituto a carattere climatico curativo, sezione distaccata dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma. L'Istituto, voluto e finanziato dalla Casa Reale, fu fondato dopo che la giovane Iolanda di Savoia, figlia di Emmanuele III, convalescente da una malattia polmonare, aveva trovato giovamento nel clima di S. Marinella.
Volendo dare un rapido sguardo alla situazione religiosa negli anni '20-'40 a S. Marinella, dai dati statistici della diocesi di Porto e S. Rufina, si rileva che intorno agli anni '30 e fino agli anni '40 e oltre, in S. Marinella sono presenti i seguenti istituti religiosi: Frati Ospedalieri dell'Immacolata, le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, le Figlie della Carità, le Suore del Buon Pastore, le Suore del Boccone del Povero, le Suore Terziarie Carmelitane Missionarie di S. Teresa del B. G., le Suore della Misericordia. Non va dimenticato che, in ottemperanza alle prescrizioni del Diritto Canonico, non potevano coesistere nella stessa zona istituti religiosi con finalità e opere simili, inoltre, la distanza tra i vari edifici religiosi doveva essere non inferiore a 300 canne (Cfr C. P., vol. V, Relazione Storica, pp. 111-115) .
la Diocesi di Porto e S. Rufina
Per comprendere più a fondo il tipo d'incarnazione sul territorio realizzata dalla Serva di Dio e da P. Lorenzo, è necessario fare un rapido excursus nella storia recente della Diocesi che ha permesso al 'granello di senapa' di attecchire e di portare frutto.
"Dall'anno 1000 fino ai tempi attuali la diocesi ha vissuto la sua esperienza di fede nelle parrocchie rurali disseminate nel suo territorio: Castelnuovo e Riano, Cerveteri e S. Severa, Porto Romano e Maccarese e tanti altri borghi sorti accanto ai castelli baronali.
Si succedettero Cardinali-Vescovi generosi e illuminati, residenti sempre in Roma, che in ogni modo cercarono di custodire e difendere il patrimonio cristiano della popolazione ridotta a poche migliaia di abitanti. Così, unica tra tutte le diocesi italiane, quella di Porto-S. Rufina non vedeva il proprio Vescovo risiedere nel suo territorio.
Circa la conformazione geografica della diocesi, il suo territorio si estende per oltre 2.000 chilometri quadrati a Nord-Ovest della diocesi di Roma, compresa tra le vie nazionali Flaminia (fino a Castelnuovo di Porto), Cassia (fino a Formello) e Aurelia (fino a S. Marinella).
Fin dall'inizio di questo secolo, la popolazione locale cominciò a crescere, prima con l'insediamento dei coloni negli anni '20, poi con la Riforma Agraria degli anni '50 ed infine con l'esplosione edilizia a ridosso del Raccordo anulare e l'incremento turistico della zona sul litorale.
E' stata la felice intuizione del Card. Eugenio Tisserant, che aveva raddoppiato il numero delle parrocchie, da 21 a 40, ad ideare e realizzare la nuova cattedrale della diocesi in località La Storta, benedetta il 25 marzo 1950.
In tale contesto prende corpo la figura del Vicario Foraneo, quale anello di congiunzione e raccordo tra la Diocesi e il suo Pastore (cfr Sinodo diocesano di Ostia e Porto e S. Rufina del 1957 al cap. 6, artt. 38-45) ; giova ricordare che nell'arco di tempo 1925-1957 (anni di presenza della Madre in Diocesi) , P. Lorenzo van den Eerenbeemt, O. Carm. ricopre per molti anni tale incarico.
L'Arcivescovo mons. Andrea Pangrazio, elevando ulteriormente il numero delle parrocchie, reperì poi l'area adiacente la cattedrale e curò la preparazione del progetto della Curia diocesana, la cui realizzazione si deve, nell'anno 1990, all'opera dell'attuale Ordinario, mons. Diego Bona" (C. P., vol. V, Relazione Storica, pp. 107-110).
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